Nel mondo della rosa

Fresco di stampa “Uno sguardo al mondo della rosa”, il mio nuovo libro nella collana “Una pianta per amica” di “Quelli del mulino”. Le varietà più profumate, la coltivazione, le ricette di erboristeria, cosmesi, cucina.

Un pensiero per il Natale di chi ama le rose. Lo trovate in vendita su www.amazon.it anche cliccando l’immagine qui di seguito. Buona lettura!

La Vanessa Atalanta ama frutta e ortiche

Nella foto la Vanessa Atalanta fotografata sulle dalie del nostro mulino il 22 ottobre, unico giorno di sole fra giorni piovosi. Se ne vedono ancora parecchie alle nostre latitudini e in tutt’Italia. La Vanessa Atalanta è una farfalla grande, ben riconoscibile dal colore marrone scuro con bande arancione e macchie bianche. Ha un’apertura alare di 5 – 6 centimetri e una buona capacità di volo, tanto che può anche migrare, verso nord in estate, verso sud in inverno. Ma la Vanessa Atalanta può anche ibernarsi e svernare così in un buco del muro, una cantina, una stanza vuota, per risvegliarsi a tratti se fuori splende il sole. Può così capitare di vederla anche in inverno, magari su un muretto dove cerca di riscaldarsi.

Si nutre sui fiori di Buddleja o Edera, ma ama molto la frutta molto matura, di cui sugge i succhi. Da noi ora trova fichi ipermaturi abbandonati dai calabroni e dalle vespe. Siamo contenti che le piacciano.

La sua durata di vita è meno di un anno, undici mesi se è fortunata. Si riproduce deponendo le uova sull’ortica – qui al mulino ne abbiamo appunto alcuni gruppetti lasciati lì per lei e altre farfalle .

Dalle uova di Vanessa Atalanta nascono bruchi per lo più verdi o scuri, dotati di spine ramificate. Vivono solitari, si impupano sull’ortica stessa e in una decina di giorni si trasformano in farfalla. La Vanessa Atalanta vive al massimo undici mesi. Per permetterle di riprodursi è importante salvaguardare le ortiche su cui i bruchi hanno trovato casa.

Dimenticavo: la Vanessa Atalanta è molto territoriale e caccia altre farfalle che entrano nella sua “zona di volo”. Per cui i gruppi di ortiche necessari per la salvaguardia della specie debbono essere diversi, ogni farfalla ha bisogno la propria casa!

Il riccio va in letargo

In questa stagione il riccio va in letargo. Ricci e scoiattoli cercano rifugio spesso nei giardini dove trovano cibo e riparo. Si tratta di animali molto utili. Infatti i ricci cercano ragni, insetti e lumache fra mucchi di pietre, cespugli, mucchi di foglie, cataste di legna o sotto i fienili. Quanto più ce ne sono in giardino tanto più avremo la possibilità di trovarci anche un riccio. Data la loro abilità nel liberarci da ragni e insetti dovrebbero essere i benvenuti in ogni giardino.

In primavera ed estate possiamo offrir loro cibo per aiutarli ad insediarsi permanentemente, in autunno una casa per il letargo invernale. Come cibo vanno benissimo cibo per gatti, fiocchi di aveva o un uovo strapazzato . Naturalmente date loro anche acqua fresca ponendola in una ciotola piatta che possano raggiungere senza fatica.

I ricci vivono una vita da single, quindi è difficile trovarne più di uno, a meno di disporre di un grandissimo giardino. Vagabondano anche per lunghi percorsi, ovviamente se la recinzione dispone di buchi attraverso cui passare. Per cui magari scompariranno per un certo periodo. Ma se li trattate bene, se trovano ciò di cui hanno bisogno, torneranno.

Le femmine partoriscono in agosto – settembre e i piccoli nati necessitano di un po’ di cibo extra in modo da formare le riserve che li proteggeranno durante l’inverno. In autunno – inverno vanno infatti il riccio va in  letargo, cercandosi un rifugio protetto, quindi fare molta attenzione nel tagliare i prati sotto i cespugli. Se trovate un nido già occupato ricopritelo di foglie e lasciate dormire il vostro riccio.

Potrete aiutare il riccio ad andare in letargo costruendo per lui una semplicissima casetta. Per realizzarla basta preparare una cassa di legno di circa 30 cm di lato e 40 di larghezza. In una parete praticherete un foro di entrata di 10 cm da cui possa passare il riccio ma non i gatti o la volpe. La cassa deve avere quattro lati e un tetto ma non un fondo. Disponetela sotto un cespuglio  o un albero,  se il terreno è umido fate prima uno strato di ghiaietto o sabbia  e poneteci sopra uno strato di foglie e qualche sasso per appesantirla e tenerla ferma. Coprite poi il tutto con foglie secche, facendo quasi scomparire la cassa sotto di esse. Il riccio farà il resto da solo. E la primavera successiva tornerà ad aiutarvi nella caccia a insetti e lumache. https://it.wikipedia.org/wiki/Erinaceus_europaeus

Gelatina di petali di rosa

Ricetta semplicissima ma deliziosa, che necessita solo di due accorgimenti: le rose che utilizzate per la gelatina di petali di rose debbono essere molto profumate come ad esempio la “rosa damascena” in immagine, in modo che aprendo il vasetto di confettura se ne diffonda tutto l’aroma e debbono essere assolutamente biologiche, non trattate in alcun modo.

Potete preparare la gelatina di petali di rose cuocendo un chilo di mele con un litro di acqua e il succo di un limone. Quando le mele sono sfatte, filtrate il tutto spremendo bene e rimettete in pentola lo sciroppo ottenuto aggiungendo un chilo di zucchero. Mescolare finché si addensa. È la pectina contenuta nelle mele che darà consistenza alla gelatina di petali di rose. Aggiungete ora 200 grammi di petali di rose rosse o rosa, come detto, profumate e non trattate, e lasciate in infusione per una mezz’ora, finché la gelatina si colora. Filtrate, versate in vasetti chiusi ermeticamente, capovolgeteli e lasciateli raffreddare. Il giorno seguente sterilizzateli coperti con acqua per una ventina di minuti, fate raffreddare, etichettateli e riponeteli.

I libri del mulino in un minuto

da leggere anche gratis con “Amazon Kindle”

Si, potrete leggere alcuni dei miei libri subito, anche gratuitamente, su Amazon kindle. Il video seguente ve ne offre una breve panoramica

La prima collana, “Lungo la Via Francisca”, comprende, ad oggi, “Tracce di Meraviglie” (vol. I e II) e “Guida ai 62 santuari lungo la Via Francisca”.

E’ dedicata al percorso lungo la Via Francisca dal Lucomagno a Novara, una full immersion fra arte, storia, gastronomia e leggende, per scoprire “come eravamo.

La seconda collana, “Una pianta per amica” comprende è invece dedicata alle piante commestibili, comprende i libri del mulino veri e propri pubblicati ad oggi, “La lavanda”, “Menta, mentuccia e nepetella” e “Ortica, erbaccia da giardino”.

Permette di scoprire come utilizzarle per ricette originali o per realizzare doni per parenti e amici. Entrambe le collane sono destinate a crescere.

Un paio di libri, “Nuara la bala”, dedicato ai castelli della provincia e “l’Orto della Bibbia”, dedicato alle piante citate nel testo sacro, sono ormai esauriti.

Penso di riproporli appena possibile, con una nuova offerta speciale.

Un altro paio di libri invece, “Casinò” e “La donna sotto la Madonna” propongono racconti ispirati da storie realmente avvenute.

Confettura di mele e lavanda, una nuova esperienza

Quando l’albero produce troppo occorre raccogliere in fretta un po’ di mele per permettere anche alle altre di crescere. E queste “mele verdi”, ormai quasi mature, cotte fanno miracoli. Ad esempio possono trasformarsi in una deliziosa confettura di mele e lavanda.

Le nostre sono “mele champagne” dal gusto frizzantino, come lo champagne appunto. Inoltre accanto a loro fiorisce per l’appunto la lavanda. È assolutamente “bio” come le mele e i suoi fiori sono commestibili. Che dite, le uniamo?

Dunque. per otto vasetti da 250 grammi di confettura di mele e lavanda ho preso un chilo e mezzo di mele, lavate, tagliate a pezzi (senza torsolo) e le ho cotte per un quarto d’ora, finché sono diventate  tenere, in poca acqua e limone Poi ho aggiunto una manciata piccola di fiori di lavanda (solo i fiori, senza steli o spighe), un bicchiere di succo di arancia e mezzo chilo di zucchero. Ho frullato il tutto ottenendo una sorta di mousse. Ho riportato il composto a bollore aggiungendo una busta di zucchero gelificante 2:1.

Ora basta mescolare, far cuocere un paio di minuti, poi invasare in vasetti sterilizzati. Pulire l’imboccatura dei vasetti con carta da cucina o un tovagliolo pulitissimo imbevuto di grappa o vodka. Ora versare sulla superficie un cucchiaio di vodka, tappare, capovolgere. Il giorno successivo immergere i vasetti ben chiusi in una pentola con acqua sufficiente a coprirli completamente. Far bollire 20 minuti. Lasciarli raffreddare nella pentola, etichettare e riporre.

L’aroma della lavanda si sente bene. Si tratta di una confettura molto particolare e molto adatta come regalo. Confezionatela in un sacchetto trasparente e ornato da un fiocco color lavanda.

I fiori nel piatto: sette diversi fiori, sette diversi colori

sette menù completi con sette diversi fiori

Fiori nel piatto. Una miniraccolta di ricette a base di fiori da scaricare. Per chi ha voglia di cimentarsi in un menù monotematico di mese in mese: primula, viola, gelsomino, borraggine, calendula, malva, rosa.

Lavanda, Menta, Ortica

Con una serie di libretti dedicati ognuno ad una pianta o fiore, la collana “Una pianta per amica” del “Mulino sull’Orsei” suggerisce come coltivarli in giardino, terrazzo o balcone e come utilizzarli per realizzare prodotti completamente naturali come sali e zuccheri aromatizzati, confetture, biscotti, prodotti di bellezza, prodotti per la casa. La coltivazione di una pianta particolarmente amata dal lettore diventa così un hobby in grado di dare molta soddisfazione, sia per l’utilizzo in proprio che per la realizzazione di regali o, perché no, per la vendita. Si inizia con una vera e propria “regina” dei giardini, la lavanda, per passare alle varietà di menta e all’ortica, mentre per il futuro sono in programma le tisane di erbe, una monografia della rosa e le antiche mele piemontesi. I libretti possono essere acquistati in forma cartacea o come ebook su Amazon.

https://www.amazon.it/gp/product/B0B629WRBJ?ref_=dbs_p_mng_rwt_ser_shvlr&storeType=ebooks

Coltivate lucciole!

Se, abitando in un paese di campagna – in città non c’è quasi più speranza, ma potete sempre provarci –, desiderate offrire alle lucciole un ambiente accogliente cominciate seminando fiori loro graditi come tarassaco, lavanda, gelsomino margherite e campanule, piantate piccoli cespugli in cui le femmine possano trovare riparo, non falciate il prato troppo basso, per non uccidere le larve, coltivate rigorosamente bio, non illuminate troppo la notte e lasciate acqua a disposizione, ad esempio creando un laghetto artificiale (ne esistono prefabbricati, vanno bene anche molto piccoli) che con un paio di ninfee abbellirà anche il giardino. Vi ringrazieranno con le loro affascinanti lucine e vi faranno così sapere che vivete in un ambiente ancora sano anche per voi.

Le lucciole sono piccoli coleotteri della famiglia Lampyridae, che vivono per due anni in uno stadio larvale nutrendosi di altre larve e lumache. Sono quindi utili perché eliminano parassiti sgraditi a chi possiede un giardino. Verso la fine della loro esistenza i maschi divengono insetti adulti muniti di ali e in grado di volare fino a circa un metro dal suolo, mentre le femmine in età adulta hanno ali meno sviluppate e solitamente rimangono a terra, fra i cespugli. La luce intermittente, emessa dal maschio di solito fra le 22 e mezzanotte, viene notata dalla femmina che si illumina con una luce fissa. Questo permette al maschio di vederla e raggiungerla.

Questa luce che le lucciole sono in grado di produrre rappresenta un fenomeno detto “bioluminescenza”. Si tratta di luce fredda, non calda come quella delle nostre lampadine, che viene prodotta dalla parte terminale dell’addome, una zona bianca/trasparente, grazie ad una sostanza fotogena, la luciferina, che viene trasformata dall’ossigeno in ossiluciferina grazie ad un catalizzatore chimico specifico. Un tempo le campagne rilucevano di lucciole e ricordo ancora le calde sere estive degli anni Cinquanta, quando mio padre accompagnava me e mia sorella lungo i binari della ferrovia Novara – Biella (dove non passava alcun treno serale), Andavamo a “guardare le lucciole”. Allora erano ovunque. Inquinamento, eccessiva illuminazione, pesticidi hanno decimato le lucciole, che hanno bisogno del buio per potersi riprodurre. Solo individuando la “lucina” fissa il maschio riesce a trovare una partner per la riproduzione. Nelle città, oggi totalmente illuminate, lo “sky glow” l’illuminazione artificiale del cielo, fa sì che nessuna lucciola femmina possa più accalappiare un maschio. Le luci sono ovunque, quale sarà quella giusta? Questo si chiede il povero animaletto, svolazzando senza più speranze. Dai tempi in cui da bambina, “andavo a cercarle” la cementificazione è più che raddoppiata. Le lucciole hanno bisogno di cespugli e prato per sopravvivere e rischiano l’estinzione divenendo così uno dei simboli della perdita di biodiversità e della regressione del paesaggio naturale esattamente come le api. Ma ancora pochi si preoccupano per loro. Aiutatele ,offrendo loro una parte del vostro giardino.

Noi del Mulino sull’Orsei viviamo, a Quarna (VB), ai margini di un bosco scuro e si, purtroppo alcune zone del nostro giardino sono per sicurezza illuminate. Ma i cespuglietti e il prato sono lasciati al buio. E sono questi luoghi che le lucciole sanno trovare, gli anfratti in cui le femmine possono rendersi visibili ai maschi. La lucciola della foto di copertina, ad esempio, è immersa in un buio cespuglio di salvia.

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